Nel 2025, il settore degli integratori alimentari in Italia continua a crescere, con una stima di fatturato che raggiunge i cinque miliardi di euro. Questa espansione è accompagnata da un’evoluzione normativa significativa, volta a garantire la sicurezza dei consumatori e la conformità dei prodotti.

Secondo la definizione del D.lgs 169/2004 per integratori alimentari si intendono “i prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate.”

Nell’Unione Europea gli integratori alimentari rientrano nella categoria più ampia degli alimenti e, pertanto, seguono tutti i regolamenti europei in materia, ma sono normati anche da una direttiva specifica. La direttiva europea è recepita in ogni Stato membro da norme locali che rendono il mercato degli integratori non del tutto armonizzato. Mentre per alcuni ingredienti esistono norme armonizzate, come le forme delle vitamine e di minerali, per altri ingredienti e sostanze nutritive esistono norme nazionali. Tali norme puntano a proteggere il consumatore da qualsiasi rischio legato all’assunzione di questi prodotti: ne sono parte integrante un elenco di sostanze note o sospette per via di effetti nocivi sulla salute, e le conseguenti limitazioni al loro utilizzo negli integratori.

Il quadro normativo relativo agli integratori alimentari si è evoluto di pari passo con il consolidamento di conoscenze e informazioni relative agli ingredienti e agli effetti che possono esercitare sul nostro organismo. All’inizio della loro storia normativa, gli integratori alimenti venivano fatti rientrare nella categoria dei “prodotti destinati ad una alimentazione particolare” ovvero gli alimenti per la prima infanzia e i prodotti dietetici. Successivamente, la Direttiva 2002/46/CE – recepita in Italia dal Decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 169 – ha introdotto regole specifiche per la categoria degli integratori alimentari, eliminando dalla definizione il riferimento a “prodotto dietetico”.

Di conseguenza, i prodotti destinati a un’alimentazione particolare sono stati oggetto nel corso degli anni di modifiche, fino ad arrivare al Regolamento (UE) 609/2013 sugli alimenti per gruppi specifici della popolazione: i cosiddetti Food for Specific Groups (FSG). Il regolamento ha ridotto la precedente classificazione (9 specifiche categorie di prodotti destinate ad una alimentazione particolare: 3 per gli alimenti per la prima infanzia e 6 per i prodotti dietetici) a 3 tipi di prodotto: gli alimenti per la prima infanzia, gli alimenti a fini medici speciali e gli alimenti presentati come sostituti totali della dieta per il controllo del peso corporeo.

Insomma, nel corso della storia è stato riconosciuto un ruolo diverso agli integratori alimentari. Per poter essere definiti tali, gli integratori alimentari dovevano presentare caratteristiche di tipo nutrizionale, ovvero apporti predefiniti di vitamine e minerali, in modo da poter essere disciplinati come alimenti. Questo teorema ha posto il problema dei prodotti di altri ingredienti – quali, ad esempio, quelli a base di estratti vegetali – che non possono essere considerati nutrienti: né integratori né medicinali, per questi prodotti si è cercata una classificazione come prodotti erboristici, ma alla fine non se n’è fatto nulla.

Restava aperta poi anche la questione delle “indicazioni” degli integratori, poiché un effetto vero e proprio può essere vantato solo dai prodotti classificati come farmaci. Il ricorso a indicazioni nutrizionali e sulla salute – i cosiddetti claims – ha risolto il problema: è possibile, infatti, richiedere all’EFSA l’approvazione di indicazioni da apporre sui prodotti alimentari, inclusi gli integratori.

In definitiva, la storia normativa degli integratori alimentari è destinata ad evolversi al fine di armonizzare a livello comunitario le norme locali per garantire maggior sicurezza di tali prodotti. Il progresso tecnologico e culturale di questo settore sarà certamente seguito da novità interessanti in ambito legislativo, a tutela e beneficio dei consumatori.

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