Il decreto Aiuti-bis e Aiuti Quater ha innalzato per il 2022 il limite entro il quale è possibile riconoscere ai dipendenti beni e servizi esenti da imposte, includendo anche le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche.
I sistemi di welfare aziendale sono uno degli strumenti più utilizzati dalle aziende per riconoscere benefit ai propri dipendenti. Si tratta, dunque, di erogazioni in natura, in servizi prestati o in buoni acquisto che i datori di lavoro possono riconoscere ai propri dipendenti. Gli obiettivi che l’imprenditore può così ottenere premiando i lavoratori sono principalmente il miglioramento del clima e della reputazione aziendale e l’ottenimento di benefici fiscali, perché questo tipo di misure nel corso degli ultimi anni hanno ottenuto il riconoscimento di diversi benefici da parte del fisco. Rientrano tra le misure di welfare aziendali le polizze assicurative, l’uso di auto aziendali, i buoni benzina, i buoni pasto, gli abbonamenti al trasporto pubblico o i telefoni aziendali. Ma anche il riconoscimento di quote dell’affitto nel caso in cui il dipendente debba trasferirsi per continuare il suo lavoro.
Specificamente, i fringe benefit sono servizi aggiuntivi e alternativi al pagamento dello stipendio, che vengono riconosciuti al dipendente in aggiunta allo stipendio o in sostituzione di una parte di esso. Si tratta di interventi che possono essere utili al dipendente per effettuare il proprio lavoro, come l’uso del telefono aziendale, e che possono essere concessi dall’azienda in diverse modalità.
Con il Decreto Aiuti Quater, il Consiglio dei Ministri ha comunicato le nuove disposizioni: l’importo dei premi esentasse sale da 600 a 3.000 euro e a beneficiarne potranno essere i dipendenti delle imprese. La disciplina è contenuta nell’articolo 3 della bozza del decreto Aiuti-quater che ricalca, alzandone il tetto, la norma del decreto Aiuti bis.
Oltre all’aumento della somma è stata anche ampliata la lista delle voci ammesse all’agevolazione, così che per quest’anno sono state incluse tra i fringe benefit anche le somme erogate per il pagamento delle bollette domestiche. La circolare dell’Agenzia delle Entrate spiega che per utenze domestiche si intendono quelle relative a immobili ad uso abitativo di proprietà o presi in affitto dal dipendente o dai suoi familiari, a prescindere dal fatto che vi abbiano o meno stabilito la residenza o il domicilio. Le bollette che possono essere rimborsate, quindi, possono essere intestate non solo al dipendente ma anche ai familiari, oppure al condominio, come nel caso delle bollette di riscaldamento o di quelle dell’acqua. Per chi è in affitto il rimborso spetta anche per le bollette intestate al proprietario di casa ma per contratto dovute dall’inquilino.
Il rimborso, comunque spetta solo per la parte di spesa effettivamente rimasta a carico del beneficiario, e non è possibile usufruirne più volte, ad esempio presso altri datori di lavoro. I rimborsi comunque possono riferirsi anche a fatture che saranno emesse nell’anno 2023 purché riguardino consumi effettuati nell’anno 2022. In questo caso potranno essere erogati entro il 12 gennaio del prossimo anno.
Il bonus bollette infine, chiarisce la circolare, si sommare al bonus benzina fino da 200 euro; quindi, può essere erogato in aggiunta a questo. Complessivamente, dunque, si può arrivare ad avere 800 euro in più, non tassate, in busta paga.
Spetta al datore di lavoro acquisire e conservare, per eventuali controlli, la documentazione per giustificare la somma spesa e la sua inclusione nel limite di cui all’articolo 51, comma 3, del Tuir. Il documento di prassi chiarisce, inoltre, che il datore di lavoro può acquisire una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà con la quale il lavoratore richiedente attesti di essere in possesso della documentazione comprovante il pagamento delle utenze domestiche e che le medesime fatture non siano già state oggetto di richiesta di rimborso, totale o parziale, presso altri datori di lavoro.
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