Le aziende non potranno più commercializzare i loro prodotti utilizzando affermazioni infondate sul loro impatto ambientale e sulla loro durabilità.
Una mossa decisiva per combattere le pratiche di marketing ingannevoli che danno una falsa impressione dell’impatto ambientale o dei benefici di un prodotto e incoraggiare scelte consapevoli e realmente sostenibili da parte dei consumatori. Un passo fondamentale per il piano UE di realizzare l’economia circolare entro il 2050 nell’ambito del Green Deal. In questo scenario, il Parlamento Europeo ha dato la sua approvazione definitiva a una nuova direttiva che contribuirà a migliorare le pratiche connesse all’etichettatura dei prodotti e metterà fine alle dichiarazioni ambientali fuorvianti.
Come si legge sul sito del Parlamento, approvata con 593 voti a favore, 21 contrari e 14 astensioni, la direttiva è pronta a proteggere i consumatori dalle trappole del greenwashing e dall’obsolescenza prematura dei beni, inserendole nell’elenco UE delle pratiche commerciali vietate. In questo modo, l’UE intende consentire agli utenti di prendere decisioni di acquisto informate, promuovendo al tempo stesso un mercato più sostenibile.
I principali punti della Direttiva consistono in:
- Le aziende dovranno ottenere l’approvazione da verificatori accreditati per tutte le future dichiarazioni ambientali, che saranno valutate entro 30 giorni.
- Le aziende che violano le regole potrebbero essere escluse dagli appalti, perdere ricavi e incorrere in multe fino al 4% del loro fatturato annuo.
- La Commissione dovrà compilare un elenco di indicazioni e prodotti che potrebbero beneficiare di una verifica semplificata ovvero una procedura agevolata, che possa includere una presunzione di conformità per determinare asserzioni ambientali.
- Le micro-imprese dovranno essere escluse dai nuovi obblighi e le PMI dovranno avere un anno in più prima di applicar le regole.
- Per le dichiarazioni comparative, le aziende dovranno dimostrare di aver utilizzato gli stessi metodi per confrontare gli aspetti rilevanti del prodotto, e le affermazioni sul miglioramento dei prodotti inoltre non potranno basarsi su dati risalenti a più di cinque anni prima.
Il progetto di relazione sulla proposta di Direttiva votata sarà ora sottoposto a votazione del Parlamento in seduta plenaria il prossimo 11 marzo.
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